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Salone Calcolato

I PROBLEMI COME I PUZZLE

Chiunque, almeno una volta nella vita, ha fatto un puzzle.

Ormai sono anni che non ne faccio uno ma mi ricordo come se fosse ieri le sensazioni che vivevo ogni volta.

Avevo quella forma di eccitazione e di voglia nel volerlo montare subito che appena prendevo la scatola in mano, la aprivo immediatamente e rovesciato tutti i pezzi sul tavolo. Poi, li dividevo a piccoli gruppi, quelli con il colore simile, quelli con i bordi, quelli in cui c’era rappresentano qualcosa e così via.

Ricordo ancora quando prendevo in mano un singolo pezzo e cercavo disperatamente il suo compagno in mezzo a tutti gli altri, facendo più casino che chiarezza ma mi ci divertivo in mezzo li.

Non era solo il fatto di fare un puzzle che mi prendeva così tanto. Era il contesto in generale. Mi piaceva riuscire a creare qualcosa con le mie mani, a montarle grazie alle mie capacità, alla mia dedizione e alla mia perseveranza anche quando quel compagno non lo trovi. E sai bene anche te che all’inizio, in mezzo a quel casino sopra alla tavola, cercare di accoppiare i pezzi può essere frustante.

Ma per me era diverso.

Per me era un momento di divertimento. Era un momento per stare insieme alle altre persone, chiacchierare, divertirsi e avere uno scopo in comune.

Creare l’immagine che c’è sopra alla copertina.

E a volte, anzi, sempre, fare una gara a chi riusciva a fare la parte più grande. (Sì, sono sempre stato competitivo in qualsiasi ambito)

Mi ricordo due puzzle in particolare nella mia vita.

Un mappamondo, regalato dai miei genitori quando ero piccolino. E l’altro, in bianco e nero, che ritraeva una foto di mio fratello e sua morosa (se non fosse chiaro, quel puzzle non era per me 😉 ).

Il primo caso, quello del mappamondo, si è dimostrato più semplice del previsto. Aveva i numerini sulla parte posteriore di ogni singolo pezzo, e anche se mi sembrava di imbrogliare, non riuscivo a non dare una sbirciata veloce.

Il secondo caso invece, quello della foto, non è stato per niente facile. Tutt’altro. (C’è voluta una quarantena per riuscire a finirlo). La maggior parte dei pezzi erano totalmente neri. Solo le facce erano bianche, e quindi facili da abbinare ma per quanto riguarda gli altri, erano tutti uguali. Nessuna differenza tra l’uno e l’altro, se non appunto le ‘combinazioni’

Ma perché ti sto parlando di puzzle?

Perché sono un’ottima metafora dei problemi.

Abbiamo l’abitudine di guardare ai problemi come se fossero un corpo unico e così ci sembrano insormontabili. Come trovare un pezzo di puzzle nero che si accoppi ad un altro nero in mezzo a 800 di altri pezzi completamente neri.

Ci sembrano impossibili da risolvere, troppo grandi per noi.

E dovremmo fare proprio come si faceva con i puzzle.

Dobbiamo fare un passo indietro, dobbiamo vedere il problema DAVANTI a noi,  per vederlo chiaramente, nel suo insieme. Non dobbiamo essere DENTRO il problema. Poi dobbiamo prendere dei bei respiri profondi e iniziare a suddividere il problema in gruppi più piccoli, di diverse categorie tra loro.

Perché poi, al nostro cervello piace mettere tutto insieme, i problemi lavorativi diventano anche quelli familiari che poi si mescolano con quelli di salute e viceversa. Invece noi dobbiamo fare il contrario, dobbiamo fare chiarezza.

Dobbiamo spezzettare poi ogni categoria in una sequenza di tasks, di azioni e di comportamenti che dovremmo fare. Già questo vi permette di alleggerirvi di tutto quel peso di un problema enorme e più piccoli sono quelle azioni, più vi sentirete leggeri.

Una volta definito le tasks, infine, prendere una singola task (un singolo pezzo) e completatelo. Porta a casa la prima vittoria, il primo risultato, e solo una volta terminata la prima azione potete passare alla seconda, e una volta completata anche quest’ultima passate alla terza e così via.

Una cosa alla volta. Una piccola e semplice azione alla volta.

Ma perché fare tutto questo quando invece possiamo risolvere il problema più grande direttamente? Perché, se potessi risolverlo facilmente, lo avresti già fatto. Ma probabilmente farlo ti richiede troppo sforzo, troppa energia, troppi soldi o troppe conoscenze che oggi magari non hai.

E sì, il problema alla fine è lo stesso, ma scomponendolo potrai davanti a te tanti piccoli azioni da fare alla tua portata, facili da fare.

“Non ci sono grandi problemi, ci sono solamente tanti piccoli problemi” -Henry Ford-

E, come nel puzzle, c’è un’altra cosa da tenere sempre a mente. Un puzzle, se fatto da solo, può rischiare di essere noioso, frustante, infinito ma se fatto in compagnia può essere piacevole, divertente, veloce e sicuramente più facile.

Ogni persona nel puzzle porta il suo aiuto, che sia pratico, che sia emotivo, che dia una senso di leggerezza, che sia di sfiga con qualcun altro, quella sfida propositiva volta al miglioramento.

E nella vita vale lo stesso discorso, ogni persona ha le proprie capacità, le proprie conoscenza e le proprie doti che magari noi non abbiamo. È anche per questi motivi che è importante circondarsi di belle persone. Ci possono rendere la vita più semplice e più bella.

Se hai le abilità per risolvere un puzzle allora hai anche quelle per risolvere i problemi.

Grazie per avermi dedicato il tuo tempo in questa lettura. Alberto